Una domenica come le altre,
pranzo a casa della suocera, io e mio cognato seduti accanto a chiacchierare di
qualunque cosa sia attaccabile ad una presa elettrica o ad un cavo di rete; in fin dei conti siamo reciprocamente le
nostre isole di conversazione, sull’argomento.
Tv accesa, ovviamente su Raiuno dato che per mia suocera le tv sono o quella o Banale5. Ad un certo punto, deflagra sulle conversazioni (da un lato noi a ragionare su router&firewall, dall’altra parte le signore a raccontare di disgrazie e malanni) uno spot. Quello dell’ultimo modello di Jeep. Colonna sonora: un indimenticabile giro di basso, cui segue una apertura di chitarre elettriche, spot che termina proprio nel momento in cui nel disco irrompono le voci. Cavolo, i Fleetwood Mac, questa è “The chain”, sta su “Rumours”.
Tv accesa, ovviamente su Raiuno dato che per mia suocera le tv sono o quella o Banale5. Ad un certo punto, deflagra sulle conversazioni (da un lato noi a ragionare su router&firewall, dall’altra parte le signore a raccontare di disgrazie e malanni) uno spot. Quello dell’ultimo modello di Jeep. Colonna sonora: un indimenticabile giro di basso, cui segue una apertura di chitarre elettriche, spot che termina proprio nel momento in cui nel disco irrompono le voci. Cavolo, i Fleetwood Mac, questa è “The chain”, sta su “Rumours”.
Vola la memoria a quell’estate
del ’77, Sandy -l’amica americana- che
arriva dagli States con questo album in vetta alle chart. Grande, la mia
curiosità: per me i FM (Fleetwood, McVie, Green, Spencer) erano stati un gruppo
inglese di onesti artigiani con ascendenze rock-blues , sulla scia di gruppi come
potevano essere i Cream et similia. Poi Peter Green se n’era andato e, da
solista, con “The end of the game”, aveva fatto le coccole agli orfani di Jimi
Hendrix.
Trasferitisi nella solatìa
California, con l’ arrivo di Christine Perfect, coniugata McVie, e degli “indigeni”
Buckingham e Nicks, era avvenuta la fusione in un unico calderone delle radici
blues del gruppo con il soft rock molto “on the radio” tipico della San
Francisco di quegli anni.
Quindi “Rumours" (Pettegolezzi:
e mai titolo fu più azzeccato, dato che durante la lavorazione dell’album tra
tradimenti, separazioni, riconciliazioni, scazzottate, gelosie, ripicche e
quant’altro era successo davvero di tutto, peggio che in un film di Cassavetes):
un esito commerciale incredibile, se è vero che l’album è tuttora il secondo più
venduto di sempre, dopo “Thriller” di Michael Jackson. Uno dei dischi in
assoluto più “suonabili”: qualità delle registrazioni elevatissima, classico
disco da farci bella figura anche con impianti stereo modesti -all’epoca ci si teneva moltissimo, viene
quasi da sorridere, a pensarci nell’era degli mp3.
Beninteso, non è un capolavoro assoluto, anzi: ma ha un suo
fascino tuttora irresistibile. "A soap opera in vinyl" lo definì lo
stesso Buckingham, all’epoca “piacione” del gruppo: bastò infatti vedere le
foto sull’album per eleggere Stevie
Nicks a Regina dei Sogni, e l’eleganza molto “macho” dell’ipertricotico Lindsey
a far sognare fiumi di ragazze [mia
amica Sandy compresa].
L’album originale apre con "Second Hand News" , delizioso
frutto del mix di cui parlavo sopra. Ma è subito immersione con quello che sarà
il singolo dal successo stratosferico, "Dreams",
dove la voce nasale e vagamente eterea di Nicks ben si sposa con la forza della
sezione ritmica sincopata.
“Never Going Back Again”, country
pizzicato e cori che più californiani di così non si può, fa da rampa di lancio
per “Don’t stop”, a firma di Christine (ancora per poco) McVie, talmente popolare che diventerà l’inno, negli
anni a seguire, per la campagna elettorale di un certo Bill Clinton…..
“Go Your Own Way” è una dichiarazione di
simil-odio, sotto forma di rock melodico, da parte dell’Ipertricotico verso la
compagna Nicks, sospettata di una tresca sentimentale all’interno del gruppo. Voce e piano (di Christine McVie) nella
delicatissima "Songbird", prima
di volare con “The chain”. Firmata
dall’intero gruppo, potrebbe anche essere, oltra che colonna sonora dello spot,
una delle canzoni-manifesto della musica californiana anni ’70, ricca di
suggestioni e richiami, impasti melodici e vocali, forse il pezzo migliore dell’album,
almeno nel mio sindacabilissimo giudizio. Finale dell’album al femminile ed
alternato: “You Make Loving Fun” (C. McVie) che rimanda un po’ al rock degli inizi, ma
permeato delle nuove sonorità californiane; “I Don't Want to Know”, firmato Nicks, che sembra la
risposta appunto ai pettegolezzi, ma musicalmente è neutrale; l’accorata “Oh
Daddy”, omaggio firmato Christine
ad un padre che non sappiamo se inteso realmente in senso genealogico, o se
riferita ad uno spacciatore conosciuto nel giro, o se siamo agli epigoni di un
Papi, nel senso conosciuto al giorno d’oggi nelle nostre cronache. Chiude l’album
“Gold Dust Woman”: sempre firmato Nicks, con un tono anche
vagamente antipatico nella voce, come se alla bambolina avessero pestato i
piedini. O forse erano davvero solo chiacchiere, o, appunto “Rumours”.
Alla fine, non è proprio uno
dei dischi che mi porterei nella classica isola deserta: diciamo però che se si
ha voglia di un sottofondo non monocorde o di qualcosa da canticchiarci sopra
in macchina, ha tuttora una sua valenza. Milioni di mosche persone che
lo hanno comprato non possono essersi sbagliate……….
Don't Stop fu la colonna sonora di un'estate indimenticabile e La bellissima Stevie la ragazza che tante di noi avrebbero voluto essere...
RispondiEliminaCome dimenticare quell'album e quel gruppo?
Linda, mi perdoni una battutaccia? Tu hai scritto che tante di voi avrebbero voluto essere Stevie; noi maschietti ci saremmo limitati a farcela..........
EliminaIo li dimentico, perchè non li conosco... :)
RispondiEliminaPyperita. spero di aver messo in moto la tua curiosità..... ;-)
RispondiEliminaMe li hai fatto ricordare, grazie.
RispondiEliminaA quel tempo ascoltavo la musica facendo diecimila cose contemporaneamente! Mamma che periodo frenetico! I momenti in cui mi sdraiavo ad ascoltare musica erano un regalo preziosissimo. A riascoltarli mi vengono dei flash back da lacrimoni.
Mi dispiace, per i lacrimoni, Cle. Non ti nascondo che un po' di occhio lucido viene anche a me, pensando a come siano passati in fretta gli anni e come non sapessi apprezare quello che avevamo quando avevamo queste soundtrack delle giornate.
EliminaNon ti dispiacere, sono lucciconi di gioiosa nostalgia! Il solo peccato è accorgersi che sei ritornato alla situazione di partenza (senza corse per arrivare al lavoro, per riportare i figli a casa, ecc.) ed è finita un'epoca. Hai a tua disposizione il tempo e lo spirito che desideravi avere allora, per goderti una bella musica che sapeva inondarti di tutta la magia che possedeva... Ora, anche se con animo diverso, c'è sempre quella magia e l'entusiasmo di vivere alla grande.
EliminaGiusto, Cle, la nostalgia. Sensazioni forse non rinnovabili, tipo l'emozione di rimuovere il nylon, aprire con ansia, puntina sul primo solco e lasciarsi andare all'ascolto più emozionato che si potesse, per capire se avevi trovato un altro motivo di soddisfazione, oppure se avevi buttato via del denaro...........
EliminaCosa possono fare pochi minuti di pubblicità! Riportare a galla suoni e ricordi lontani, momenti che si erano quasi dimenticati. Qualcosa di positivo ce l'ha anche la pubblicità!
RispondiEliminaKate, ti faccio ridere. Quando stavo ancora coi miei, venivo bollato come "aborigeno" per i miei gusti ed ascolti musicali. Quando poi, anni dopo, i "creativi" degli spot hanno iniziato ad usare la stessa musica che ascoltavo, sai quante volte mi sono sentito dire quanto fosse "bella la canzone della pubbblicità xyz"? Tutto mi sarei aspettato, tranne sentire mio padre canticchiare una canzone degli Stones....
EliminaLa pubblicità è martellante e si sa che si apprezza molto di più la musica che si ascolta più volte e che finisce per entrare in testa, piuttosto che quella che si sente solo una volta. Un brano che può apparire ostico al primo approccio, può diventare quindi molto piacevole dopo un ascolto ripetuto.
EliminaDecisamente, è così: io per esempio ho una lacuna imperdonabile sulla Classica, ma mettendo in loop certi cd ho allargato i miei orizzonti ed aperto la mia mente. L'ascolto ripetuto, specie la musica vale, indipendentemente dal genere, giova di sicuro.
Elimina...non possiedo una così immensa cultura musicale....mi limito a dire che leggerti è sempre arricchente!
RispondiEliminaciao :)
Blue, scommetto quello che vuoi che almeno una di queste canzoni l'hai sentita qualche centinaio di volte, invece...comunque grazie, sempre, per la tua attenzione ed i tuoi apprezzamenti!
EliminaCerto che li conosco ... ho ancora l' LP per casa.
EliminaCiao Massimo ....
Ciao Misti: ti dirò, anch'io ce l'ho ancora, in versione originale Usa che si sentiva meglio.....
Eliminaquesta non è nostalgia! questa è cultura! però m'hai fatto venì na nostalgia!
RispondiEliminaAkio, dici? Facciamo che è un mix di entrambe, magari con uan forte prevalenza della nostalgia?
EliminaQuoto akio: questa è Cultura, con la C maiuscola.
RispondiEliminaQuella di cui è bello sentir parlare da chi, come te, ha un suo ramo di specializzazione.
Che i tuoi post sulla musica siano pagine da collezionare è un fatto, non un'opinione...
Ross, ma dai: non è falsa modestia, la mia, li scrivo solo per condividere ricordi, emozioni, sensazioni, scambiare opinioni. Don't shoot me, i'm only the little Scriblerus man....
RispondiEliminaE' questo che li rende interessanti.
EliminaRaccontare la musica, come qualsiasi altra cosa, depurando il ricordo dalle emozioni, sensazioni, ect, è privo di senso.
Sono le emozioni e le sensazioni a decidere, alla fine, il successo o meno di un pezzo musicale (o di una storia).
Per questo trovo sempre un po' irrealistico chi pretende di scrivere qualcosa - su qualsiasi argomento - limitandosi "ai fatti".
Non esistono fatti che non appartengano all'uomo.
E l'uomo è sempre convolto nei fatti che vede o vive, in un senso o nell'altro.
Raccontare e condividere quel coinvolgimento fa la differenza.
Non sei d'accordo?
Completamente d'accordo. Del resto, anni di blog sono qui a testimoniarlo. E non vale solo per la musica: sarebbe come definire la Tour Eiffel come un insieme di bulloni e ferraglia.
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